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MIGLIORANO LE PRESTAZIONI ENERGETICHE DELLE CASE ITALIANE: I DATI ENEA


Migliora la qualità del patrimonio immobiliare italiano, in fatto di efficienza energetica. Anche se una buona metà si trova ancora in una condizione insufficiente per raggiungere gli obiettivi, ambiziosi, che l’Unione europea si è data per i prossimi decenni.

L’Enea ha da poco pubblicato il consueto Rapporto annuale sulle “Prestazioni energetiche del parco edilizio certificato”, relativo agli attestati di prestazione energetica (Ape) redatti nel corso del 2022. Nei dodici mesi scorsi, si tratta di oltre 1,3 milioni di documenti registrati, un numero in linea con il 2021. La quota più consistente è appannaggio della Lombardia (20,5% sul totale), seguita da Lazio (9,6%), Veneto (8,4%) ed Emilia-Romagna (8,3%). Vediamo che cosa è emerso a livello residenziale.


Le classi energetiche delle case degli italiani

Il 30,3% delle case è risultato in classe G, mentre il 23,9% in classe F. Questo significa che ancora il 54,2% delle abitazioni si trova nei due gradini più bassi della scala. Proseguendo, il 15,6% è in classe E, il 10,2% in D, il 5,1% in C, il 3,1% in B, mentre la classe A (per praticità non distinguiamo fra le varie sottoclassi) raggiunge una quota dell’11,8%. Questo è un dato positivo. Lo stesso rapporto segnala che “la distribuzione per classe energetica conferma oltre la metà dei casi come caratterizzati da prestazioni energetiche carenti. Tutta il confronto tra 2021 e 2022 mostra un significativo miglioramento: la percentuale di immobili F e G diminuisce, in particolare in favore di quelle A4-B (+3,7%)”.


Come ha influito il Superbonus 110%

Anche le motivazioni che portano alla redazione dell’Ape sono indicative. Infatti, nei 12 mesi, il 59,5% dei documenti si è reso necessario in caso di compravendita, il 21,4% per la stesura di contratti d’affitto, il 5,6% per riqualificazioni edilizie, il 4,1% per ristrutturazioni importanti e il 3,3% nel caso di nuove costruzioni. Secondo l’Enea, il dato più importante riguarda l’aumento della percentuale nelle riqualificazioni e ristrutturazioni importanti, che rispetto all’anno precedente sono cresciute di circa l’1,5% a testa. Questo aumento è senz’altro legato all’onda lunga del Superbonus 110% e dei vari sgravi ancora in essere in fatto di riqualificazioni energetiche, che stanno migliorando la qualità degli edifici nel nostro Paese e continueranno a dispiegare i loro effetti benefici negli anni a venire.

E considerando il costo per le casse statali del Superbonus, che a seconda delle fonti è stato calcolato tra gli 84 e 100 miliardi di euro, è un bene che almeno i dati delle prestazioni registrino il miglioramento in atto. Secondo l’Ance nel giro di due anni e mezzo sono stati almeno 400mila gli edifici residenziali che hanno beneficiato del bonus al 110%. E il 60% di questi ha raggiunto la classe A.


Non è tutto oro quello che luccica

Occorre però una precisazione. La relazione annuale dell’Enea riguarda gli attestati emessi nel corso dei dodici mesi precedenti, ma non corrisponde alla fotografia delle prestazioni energetiche di tutto il parco immobiliare italiano esistente. Che, al momento, è ancora arretrato.

Sempre secondo l’Ance, il 74,1% del residenziale italiano è stato costruito prima che entrasse in vigore qualsiasi normativa sul risparmio energetico. Questo significa che su 12,2 milioni di edifici residenziali, circa 9 rientrano nelle classi più energivore (E, F e G), che corrispondono a circa il 73% del patrimonio immobiliare residenziale.


Gli obiettivi dell’Unione Europea

A farci investire ancora sull’efficienza sarà la normativa europea, che comunque deve ancora trovare una linea guida pratica definitiva. Lo scorso marzo, infatti, il Parlamento Ue ha votato favorevolmente rispetto alla revisione della Direttiva Epbd (Energy Performance of Buildings Directive), ribattezzata anche direttiva “casa green”.

Il testo si propone di arrivare a criteri comuni, fra gli Stati, nella definizione delle classi energetiche. E definisce come obiettivo che tutti gli edifici raggiungano i valori della classe E entro il 2030 e della classe D entro il 2033. Si calcola che circa il 70% degli edifici dell’Unione dovranno subire interventi da oggi al 2050. Questa però è l’indicazione di massima del testo, ma ora siamo entrati nella fase di dialogo a tre fra Commissione, Parlamento e Consiglio Europeo, che (si spera entro dicembre) dovrà arrivare a stilare nel dettaglio criteri, modalità e obiettivi per i vari Stati.

Non è escluso che si arrivi a una formulazione più elastica, che rinunci alla rigidità della classificazione degli edifici per classi, ma che si soffermi maggiormente sulla quantità massima di energia primaria (espressa in metri quadrati) che ciascun edificio può utilizzare nel corso dell’anno.


Qualche precisazione sull’Ape

Infine, vale la pena ricordare alcuni aspetti legati all’Ape. Come accennato in alto, è obbligatorio in tutti i casi di compravendita, registrazione di contratto d’affitto, riqualificazioni/ristrutturazioni importanti e nei cantieri di nuova costruzione. Ci sono casi rari in cui un’abitazione è esentata dall’obbligo dell’Ape (ad esempio, fabbricati isolati sotto i 50 mq di superficie).

L’attestato va redatto da un tecnico qualificato, i cui nominativi si possono recuperare negli elenchi che le varie Regioni hanno predisposto. Per fare alcuni esempi, si tratta del portale Sace in Emilia Romagna, del Cened in Lombardia o del Sipee in Piemonte. Ogni impresa edile è comunque in grado di fornire un tecnico abilitato. Quando le compravendite avvengono con il tramite dell’agenzia immobiliare, l’agente ha sempre a disposizione un proprio tecnico di fiducia che può incaricarsi della pratica.

In questo caso, resta a discrezione dell’agenzia se comprendere il costo dell’attestato all’interno della provvigione % calcolata sul prezzo di vendita, o se farlo pagare a parte. Il costo, a seconda della grandezza e della complessità, è di alcune centinaia di euro.

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